Parlare di amore è difficilissimo: tocca la nostra inferiorità, la nostra debolezza, il nostro punto che meno tiene.
Ma nel contempo è quello che facciamo più sovente, quello che ci appassiona e ci sfinisce.

 

Finiremo mai di soffrire per amore?
Soffriamo tanto forse perché ne sentiamo l’impronta divina e lo vorremmo eterno, perfetto, ragionevole?
Dunque, una contraddizione in termini?

 

Nel nostro rapporto d’amore emergono i lati più deboli, i nostri bisogni, la nostra ansia di possesso e di difesa allo stesso tempo, di rivalsa e di bisogno.
Si riaprono le ferite, si riaccendono le possessività, a seconda se uno è stato ferito o viziato (guastato) dai genitori.
Parliamo e ragioniamo d’amore, e rimaniamo legati al nostro palo della tortura.

 

I miti e antichi riti misterici ci aiutano a comprendere questi passaggi, forse ad attraversare le uniche iniziazioni sopravvissute nel nostro tempo.

 

 

Relatrice

Giulia Valerio è Psicoterapeuta junghiana, vive e lavora a Verona.
Dal 1995 è membro del direttivo, docente di psicoterapia analitica e supervisiore presso la scuola di formazione in psicoterapia L.I.S.T.A.
È co-fondatrice di METIS, centro di ricerca e formazione permanente, per cui tiene seminari e conduce gruppi di supervisione e di formazione dal 1993.
Nel 2001 ha fondato con alcuni colleghi l’associazione di volontariato METIS AFRICA, ed è coordinatrice di progetti e laboratori interculturali.
Ha svolto varie missioni di lavoro, ricerca psicologica e cooperazione in Mali presso la popolazione dei Dogon.
Collabora con il Servizio di Neuropsichiatria Infantile di Verona nella cura delle famiglie immigrate, in un progetto per la costituzione di un Centro per il bambino migrante.
Ha partecipato a convegni e pubblicato diversi saggi e articoli.
Dal 2008 fa parte del gruppo di narrazione IL NARDO a Verona.