Lake The Magazine - Pedagogia Sistemica

È da più di vent’anni che incontro quotidianamente i bambini sia come insegnante, sia come madre, sia come pedagogista e, se questo accade, credo dipenda dal fatto che ancora oggi riescono a sorprendermi, a entusiasmarmi e a fare in modo che il mio lavoro sia ogni giorno creativo e stimolante.
Da questo incontro quotidiano ho sempre qualcosa da scoprire, imparare. Osservare la loro forza, vitalità, energia, disponibilità, accoglienza, la loro grande capacità di amare mi tocca in modo profondo. Lavorando con i bambini mi sono resa conto che i loro desideri più profondi sono essenzialmente due: appartenere alla propria famiglia e che le persone alle quali vogliono bene siano felici.

C’è un amore incondizionato, “magico” che lega genitori e figli, un amore che va al di là di ogni idea, comportamento, modalità comunicativa.
I bambini darebbero la vita per i loro genitori, e a volte lo fanno, nella speranza di vederli felici e contenti.
Ciò che lega genitori e figli è qualcosa di unico e speciale. Mentre ogni altra relazione può essere terminata, quella tra genitori e figli, al di al di quello che potremmo pensare o volere, non si interrompe mai e, sul modello di questa, prende vita ogni altra relazione futura. Possiamo sentirci liberi e lasciare che i nostri figli si distacchino da noi e volino via, solo rispettandoli e accogliendoli così come sono.

La mia esperienza personale e lavorativa ha verificato che questa relazione può essere resa più facile se i ruoli tra genitori e figli sono ben chiari, se nessuno viene escluso all’interno del sistema familiare, se a ogni evento importante viene data la giusta attenzione e il giusto peso.
Quando parlo di ruoli chiari intendo che noi genitori siamo i grandi e i nostri figli i piccoli.
In quanto adulti a noi spetta il compito di sostenere, dare limiti e confini, prendere decisioni, assumere la responsabilità del nostro destino. Quando parlo di essere adulti mi riferisco quindi a determinati sentimenti, sensazioni, a una consapevolezza e forza interiore, a un potere personale, a un’autorevolezza che non ha niente a che vedere con la supremazia sull’altro, con all’autoritarismo o con la forza fisica.

Da un punto di vista sistemico va anche ricordato che la nostra “coscienza collettiva” non permette che nessuno all’interno del nostro sistema familiare venga escluso. Molte volte mi sono resa conto che un bambino con comportamenti e atteggiamenti difficili era legato a qualche persona esclusa all’interno della sua famiglia. Se un componente della famiglia viene dimenticato, allontanato, giudicato, qualcun altro lo ricorderà prendendo il suo posto, facendosi carico di un destino non suo. A noi genitori il compito di lasciare che ogni componente del nostro sistema familiare abbia un posto nel nostro cuore, in modo che i nostri figli possano essere sciolti da vincoli sistemici e possano vivere liberamente la loro vita.

Inoltre è anche importante che ci rendiamo conto che i bambini possono vivere alcuni momenti della loro vita in modo traumatico. Il trauma non sta nell’evento in sé, ma nella capacità che il bambino ha, in quel momento della sua vita, di affrontarlo. Quindi molto dipende dalle risorse, dall’età e dagli adulti che ha vicino. Se il bambino vive l’esperienza difficile in solitudine, silenzio, senza prestare attenzione a ciò che sente o prova, l’energia, che in modo naturale il nostro corpo mette in movimento per rispondere all’evento, rimarrà in circolo nel suo corpo e, a lungo andare, potrà produrre i cosiddetti effetti post traumatici. Questi possono andare dall’iperattivazione, alla depressione, con tutta una serie intermedia di malesseri fisici e difficoltà relazionali che rendono difficile ogni relazione.